“Il Bouledogue Francese“
Terminato di scrivere il 18/12/2009
Pubblicato sulla rivista I NOSTRI CANI (E.N.C.I.) - del numero di febbraio 2010

Autore: Bruno Nodalli

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Ho sempre pensato che per capire il presente, bisogna conoscere il passato. La letteratura cinologica ormai da molti anni e con un generale apprezzamento, è riuscita ad imporsi anche da noi. Un elemento particolarmente efficace per raggiungere importanti traguardi, è di farla conoscere. Per preservare i caratteri tipici che l'anno reso ineguagliabile, gli allevatori ed i numerosi appassionati, hanno lavorato molto e con tanta pazienza, per ottenere il riconoscimento del Bouledogue Francese. Finalmente il piccolo Boule, entrò a far parte delle numerose razze riconosciute dai cinotecnici e cinofili di tutto il mondo.



Il Molosso della classe operaia

La Storia

Molte teorie esistono circa l'origine esatta del Bouledogue Francese tra le quali, quella del noto cinologo M. Martin ed il grande allevatore e studioso della razza il berlinese Max Hartenstein. Loro sostengono, che deriverebbe da cani poco noti, piccoli ma potenti, chiamati “Rattier” (cacciatori di topi) molto diffusi nelle scuderie nella periferia di Parigi. Questi cani sarebbero stati accoppiati con soggetti a muso corto, provenienti dal Belgio.
L'opinione più prevalente è che i Bouledogue sono il frutto d'accoppiamenti tra Toy Bulldog (piccoli molossi molto diffusi in Inghilterra) con Carlini, e alcuni terrier tra cui anche il Manchester Terrier.

Dal 1850 al 1860 vi fu la Rivoluzione Industriale Inglese, il settore tessile, le industrie dell'abbigliamento e gli operai delle fabbriche di pizzi e merletti erano in rivolta. Le macchine stavano sostituendo l'uomo, un grosso problema se pensiamo che loro i merletti, li producevano a mano.
La crisi economica del diciannovesimo secolo, fece perdere tanti posti di lavoro e così molti operai dell'industria tessile, furono costretti ad emigrare nella vicina Normandia, portando con sé i loro piccoli cani.

I cani si adattarono perfettamente al nuovo modo di vivere dei loro proprietari, che vivevano in modesti appartamenti ed inoltre i piccoli Bull, erano eccellenti cacciatori di topi, la peste di quel secolo.
Nel 1860 in Inghilterra, a causa della continua esportazione verso la Francia, il Toy Bulldog era diventato praticamente raro. Questo piccolo molosso divenne ben presto la stella della classe operaia parigina. Il suo fisico potente e di piccole dimensioni, la fisionomia peculiare e l'affascinante personalità ne hanno fatto il tesoro d'appassionati di cani a “faccia piatta”. Col passare del tempo i conducenti di carrozze, macellai, calzolai, commercianti e persino i poliziotti di Parigi divennero “fan” del piccolo Boule. Così il piccolo molosso guadagnò una forte popolarità in Francia, tanto che era diventato il favorito delle “belle de nuit”. Fu durante questo periodo che gli aristocratici attraverso i loro cocchieri e frequentando i “salotti” (come la Maison de Madame Palmyre), hanno cominciato a scoprire il fascino di questo piccolo cane con il suo look a volte inquietante.

La notorietà dei proprietari di questi piccoli cani, contribuì alla loro popolarità tanto da divenire, i favoriti del mondo artistico e intellettuale parigino, coinvolgendo in gran parte l'alta borghesia di tutta Europa. Spesso era raffigurato nei dipinti di famosi artisti come Degas e Toulouse Lautrec nel suo quadro “Le Marchand des Marrons” del 1897. Fedele compagno di famosi personaggi dell'epoca, come la cantante Mistinguette, la scrittrice Colette, il poeta e scrittore Mac Orland. Il Principe di Galles e futuro Re d'Inghilterra Edeoardo VII con il suo Boule di nome Peter, era uno dei più autorevoli tifosi della razza. Un'immagine di quel periodo mostra la famiglia reale russa, ritratta con i loro Bouledogues Francesi. Affermavano di avere importato molti Boule dalla Francia.

Si ritiene che a causa della sua reputazione per la forza e la tenacia, questo piccolo Ercole, era apprezzato anche dagli uomini di mare e ben presto, diventò popolare in tutto il mondo.
Il vero successo però è iniziato nel 1880, quando un gruppo d'allevatori e appassionati parigini, iniziarono ad organizzare incontri settimanali al Bistrò di rue St.Severin a Parigi, per scambio d'opinioni ed esperienze d'allevamento, elaborando lo Standard. In quell'anno, fu fondato il primo Club che però non ebbe molta fortuna. Nel 1885 fu istituito il primo registro provvisorio della razza. Nel 1888 con entusiasmo e passione, Roger Marcel fondò il primo “Boule-dog Club de France”con ben 47 aderenti, molti per quell'epoca.
Il Club non fu riconosciuto ufficialmente dalla Societè Centrale Canine (l'Ente Nazionale della Cinofilia Francese), ma fu in ogni caso elaborato uno standard non ufficiale il quale, riconosceva sia le orecchie erette sia quelle a rosa o a conchiglia restando in vigore sino al 1898.
Ci vollero però altri 10 anni, prima che la Societé Centrale Canine, prese sul serio la razza del Bouledogue Francese. Ciò è accaduto, quando i dirigenti della SCC, consigliarono di unire il Club francese “Boulldog Lover” di Gordon Bennet, al Club di Roger Marcel. Quest'unione fu un importante traguardo che fece solo del bene alla razza, nella selezione e diffusione. Da allora sino ai nostri giorni, la nuova Società di cui Gordon Bennet ne fu il primo Presidente e Menans de Corre il suo Vice è l'unico autorevole Club del Bouledogue di Francia.

Turisti americani nel frattempo, scoprirono questo piccolo Ercole e lo portarono negli Stati Uniti selezionandolo e diffondendolo. Il Bouledogue Francese è una delle poche razze che deve la sua esistenza agli sforzi d'appassionati di diverse nazioni, come la Francia, Inghilterra, Germania e Stati Uniti. Certo che, fu in gran parte merito degli americani la continuazione nella selezione dell'orecchio da “pipistrello” che é una delle più tipiche espressioni della razza. La prima volta che fu esposto negli Stati Uniti un Bouledogue Francese fu nel 1896 in occasione del Westminster Kennel Club a New York. Assomigliava ad un Bulldog in miniatura. Con le sue piccole dimensioni, le orecchie erette, il cranio largo, quasi piatto, la forte ossatura, la potente muscolatura e il suo inarrestabile attivismo, in un certo qual modo fece ombra al più popolare Bulldog. Un cane dall'espressione vivace, furbo, amante del divertimento, ottimo da guardia, eccellente cane da compagnia e di gioco con i bambini, questo piccolo e potente molosso è stato definito come “ un clown nel mantello di un filosofo”.

Passarono molti anni, prima che il Bouledogue Francese varcò le nostre frontiere. Difatti, in Italia il primo Bouledogue Francese fu importato nel 1911 dal Professor Giuseppe Solaro su incarico del Marchese De Mari di Genova.
Il Professore dopo molte ricerche acquistò a Parigi un bellissimo esemplare al quale il Marchese De Mari, lo chiamò Chiquito. Nel 1913 Chiquito, fu iscritto nel Libro delle Origini Italiano e fu il primo Campione Italiano di bellezza della razza. Purtroppo però non ebbe figli e, non vi furono altri italiani molto interessati all'allevamento e così il Bouledogue non si diffuse rapidamente nel nostro paese.

Pochi erano gli appassionati estimatori che continuarono timidamente a selezionare e a produrre soggetti di discreta qualità anche se, la produzione di cuccioli era molto bassa. Il più conosciuto tra questi era Piero Scanziani, cittadino svizzero, nato a Chiasso nel 1908 e trasferitosi a Roma. Scanziani dedicò molto tempo alla cinofilia e all'allevamento del cane di razza. Diventò giudice d'esposizione e dal 1946 collaborò alla ricostruzione del Mastino Napoletano. Un altro Grande della nostra cinofilia. Col passare degli anni ed in particolare dopo la gran guerra, il Bouledogue tornò ad interessare i nostri cinofili che apprezzandone le qualità ripresero a produrre soggetti in Italia.

La testa
Molto caratteristica: testa forte, ampia e quadrata. La pelle che la ricopre forma pliche e rughe pressoché simmetriche. E'caratterizzata dalla contrazione della parte mascella-naso. Il cranio quasi piatto, dal frontale molto bombato, riguadagna in larghezza quello che ha perso il lunghezza.

Collo robusto, corto, leggermente arcuato e senza giogaia.

In altre parole siamo in presenza di un cane con la faccia (muso) molto corta, all'incirca un sesto, rispetto la lunghezza totale della testa e con il naso rincagnato. Le narici devono essere oblique, ma soprattutto ben aperte per agevolare la respirazione.
Il miglior modo per comprendere questo è osservare la testa di profilo. In effetti, la sommità della fronte, tartufo e mento, sono allineati sul medesimo asse, idealmente orientato su un angolo di 60 gradi in rapporto con l'orizzontale.

I principali difetti che potremmo riscontrare sono: un mento troppo allungato che nasconde un prognatismo eccessivo e una mandibola stretta, un muso troppo corto, un frontale a forma di mela o al contrario troppo incavato. L'ideale prevede invece un prognatismo non troppo accentuato. Gli incisivi della mascella superiore dovranno essere arretrati rispetto all'arcata inferiore ma, senza esagerazione in modo che la mascella sottostante, sia il più possibile ampia e avvolgente. Gli occhi del Bouledogue Francese sono ben rotondi, di colore scuro, e leggermente sporgenti senza però lasciar intravedere la sclera quando guarda davanti a sé. Sono piazzati bassi poiché: l'asse che passa sfiorando la palpebra inferiore, è tangente alla parte superiore del tartufo. La distanza dell'occhio, in rapporto con il naso, è data dall'angolo nasale delle palpebre, che saranno ad una distanza di circa la larghezza dell'occhio stesso.
Chiunque abbia guardato la faccia di un Boule avrà notato la vivace espressione del suo sguardo, sveglio, luminoso, un po' malizioso. Con la sua faccia molto corta, ampia, gli occhi situati abbastanza lontani dal tartufo ed in particolare dalle orecchie, il Bouledogue sembra avere un viso umano dove l'occhio ben aperto e brillante rinforza questa comparazione.

L'orecchio: un'altra caratteristica essenziale nel Bouledogue Francese .

Senza otectomia, è naturalmente eretto, ed è questa l'eccezionalità per un cane di tipo molossoide. La forma, la dimensione e la direzione dell'orecchio è detta a chauve-sourirs (pipistrello).
La storia ci ricorda che il Toy Bulldog, l'antenato del Bouledogue Francese, non aveva le orecchie erette, erano riconosciute dallo Standard quelle a conchiglia, che erano chinate in avanti, oppure a rosa, che erano piegate verso l'esterno e all'indietro. I soggetti ad orecchie erette però, erano preferiti dai molti appassionati e allevatori, perché davano anche un senso di distinzione e di razza.
Lo standard francese del 1888 descriveva che: l'orecchio riconosciuto è quello a conchiglia o a rosa.
I soggetti ad orecchie erette dovranno essere giudicati in una classe speciale.
In precedenza, abbiamo accennato che gli allevatori americani difesero con forza la forma e la direzione dell'orecchio del Bouledogue, sino a quando la Francia nel 1896, decise di modificare lo Standard, dichiarando che l'orecchio eretto era ammesso.

Nel 1898 lo Standard Francese lo riconobbe in modo definitivo. Gli allevatori francesi adottarono subito la nuova regola e gli americani ne furono entusiasti, perché erano stati i primi ad apprezzarlo.

Gli inglesi invece, non accettarono di buon grado l'attuale modifica dello Standard e sino al 1909 le orecchie erette furono penalizzate nelle loro esposizioni. Finalmente nel 1910 si stabilì, che solo i soggetti ad orecchie erette e non tagliate, potevano ottenere l'eccellente per il campionato. Nel 1932 l'orecchio eretto del Bouledogue Francese, fu finalmente adottato da tutti i paesi, diversamente è ritenuto difetto eliminatorio.
Le orecchie dalla pelle fine e dolce al tatto, dovranno essere di grandezza media, larghe alla base e arrotondate alla loro sommità. Inserite alte sulla testa ma, non troppo vicine l'una dall'altra, portate erette con un'obliquità divergente nella misura di 25 gradi in rapporto alla verticale (in senso orario alle 11 e 5).

Il padiglione auricolare, visto di fronte sarà del tutto visibile.
La sua lunghezza è definita molto buona quando piegandolo, l'estremità tocca, la rima palpebrale superiore dell'occhio, al contrario l'orecchio sarà definito corto, coprendo quasi totalmente l'occhio sarà eccellente.

Il Profilo Superiore del corpo

Un'altro carattere tipico di razza è la linea superiore del corpo. Questo particolare profilo superiore del corpo del Bouledogue Francese è un profilo che parte dalla base del cranio scendendo sino al dorso, ampio e muscoloso e che è la parte più bassa del profilo superiore. Da qui, risale progressivamente a livello della regione lombare che sarà molto corta e più in alta rispetto al dorso, per poi ridiscendere rapidamente verso il punto d'attaccatura della coda, che è inserita bassa ed è naturalmente corta.
Questo profilo superiore, tipico e molto ricercato, è la conseguenza rene corto ed è evidenziatoanche dagli arti posteriori, che sono leggermente più lunghi, rispetto agli arti anteriori.
In movimento gli arti anteriori e posteriori sono paralleli al piano mediano del corpo, rendendo sciolta l'andatura. Eccezionale se pensiamo che questo piccolo molosso, varia da un peso di 8 Kg. sino ai 14 Kg.! E' evidente che la taglia è subordinata al peso. Sarebbe un vero peccato, se non fossero rispettati questi rapporti, ne soffrirebbe in salute!

Il mantello

 Il mantello del Bouledogue Francese è costituito da pelo raso, fitto, brillante e morbido.
Nel 1912 il mantello di colore fulvo fu escluso dallo Standard, è stato riammesso nel 1995.
Il colore può essere Fulvo uniforme striato o no, o con macchie limitate (bringé).

Questa varietà ammette la presenza del bianco, in modesta proporzione sul petto.
Fulvo, striato o no, con macchie di media grandezza o predominanti (caille) Tutte le sfumature fulve sono ammesse, dal rosso al caffelatte.
A fondo bianco con macchie Bringé, quelle nere non sono ammesse.
I soggetti interamente bianchi sono classificati negli “ striati fulvi con macchie bianche predominanti”.
Per entrambe le varietà, le ciglia e le palpebre devono essere nere. Dobbiamo ricordare che: se un soggetto "caille" presenta un tartufo nero, occhi scuri bordati da palpebre interamente scure, possono essere eccezionalmente tollerate leggere depigmentazioni al muso.
I colori non ammessi sono il nero focato, grigio topo e il marrone.

La diffusione in Italia

Nel 1983 i soggetti prodotti erano cinque, nel 2008 ben 510 ! Tutto questo è frutto del duro lavoro di selezione e produzione dei nostri ottimi allevatori. Loro che con tanti sacrifici, passione e intelligenza, nel ricercare, acquistare e di conseguenza riprodurre, hanno come unico obiettivo la qualità, in difesa della salute di questo simpatico, piccolo Ercole della cinofilia.

Bruno Nodalli

Per maggiori informazioni sulla razza:
Club Cani Compagnia, Casella Postale n. 72 – 16033 Lavagna (Ge).
Tel.   +39 333.9263505.  Fax 0185/377660

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